lunedì 31 agosto 2009

Le elezioni in Giappone e Repubblica

Su Repubblica di oggi c'erano ben 2 pagine dedicate al risultato delle elezioni giapponesi:


«Tokyo, svolta storica trionfo democratico»

«La "Nazione di dodicenni" che ha deciso di disubbedire»

«Reagiremo alla crisi economica proprio come dopo Hiroshima»


Il terzo articolo è un'intervista a un economista, Takehito Yamamoto, che fa considerazioni interessanti sulla situazione giapponese, che coi dovuti distinguo sono in parte applicabili anche alla nostra.

Il secondo articolo è invece un pezzo abbastanza informato sulla società giapponese, ed è meno superficiale di quel che sembra ;-)

Infine il primo articolo è abbastanza informativo e tocca un sacco di punti, ma visto che li ho elencati in ordine contrario è evidente a questo punto che è quello che ho gradito di meno: (stra)parla di "Trionfo democratico", "fine dell'imperiale democrazia ereditaria", "funerale della superpotenza dei vecchi, fondata sull'indissolubile intreccio tra nepotismo politico, burocrazia onnipotente e lobbismo industriale". Ci dice che Yukio Hatoyama, il nuovo Primo Ministro, è "alla quarta generazione in parlamento, tanto da essere definito il Kennedy giapponese". E la spiegazione di questo trionfo è che "a pochi mesi dall'asceda di Barack Obama alla Casa Bianca la gente ha scelto l'opposizione americana: la fiducia nel potercela fare. Sull'esempio dei Laburisti inglesi nel 1997, ha mandato in pensione il liberismo conservatore orientato a destra che ha frenato il mondo negli ultimi 10 anni."

Che sviolinata per un liberal come me! Mi metterebbe quasi di buon umore da sola. Peccato che, essendo parecchio interessato al Giappone, so cose che l'articolo ben si guarda dal dire. Per esempio che Hatoyama viene si da una famiglia da quattro generazioni in parlamento. Ma stavano al governo con il LDP. Che il fratello di Hatoyama era ministro degli interni del Governo uscente di Taro Aso, prima che si dimettesse a giugno. Che la madre di Hatoyama praticamente di cognome fa Bridgestone. E che negli anni '50 il nonno di Hatoyama conquistò il potere scalzando dal governo il nonno di Taro Aso.

Repubblica, quand'è che la smetti su una pagina di lamentarti come lavorano i giornalisti di Berlusconi mentre su quella di fianco fai esattamente la stessa cosa?

Ehm... stavamo dicendo?

Ebbene si, è passato un bel po' di tempo... Potrei dire che ho avuto problemi, impegni, eccetera, ma una migliore descrizione della situazione è che una delle prime cose che che smetto di fare quando la vita inizia a diventare un po' antipatica è smettere di scrivere blog. Manca totalmente la spinta.

Ora la situazione è un po' migliorata, e speriamo che continui così. A lungo.

giovedì 19 febbraio 2009

L'evasione fiscale è un sesto del PIL!!!

O, come scriverebbero in "certi posti su internet":

"L'evasione fiscale è un sesto del PIL!!!!!!1!!111oneone"

Così titolava oggi Metro. Segue articolino con solita sequenza di categorie di principali evasori, conti in centinaia di miliardi di euro evasi, bla bla bla, servirebbero più controlli, sbidiguda, bisognerebbe incrociare i dati, trallallà.

Bravo giornalista anonimo!!! Dimmi qualcosa che non so. O quantomeno fammi presente, che so, che c'erano strumenti di controllo che permettevano di incrociare i dati, ma il ministro Tremonti di questo bel governo come prima cosa fatta dopo la sua nomina li ha eliminati in quanto "inutili complicazioni per i contribuenti".

In compenso col decreto anticrisi lo stesso governo di eminenti puffaroli ha reso OBBLIGATORIA (con tanto di sanzioni) l'adozione della Posta Elettronica Certificata per aziende, professionisti dotati di albo e pubbliche amministrazioni. Ah ovviamente il decreto l'hanno approvato il 28 gennaio, immediatamente prima di mettere a punto il decreto sul caso Englaro che poi ha oscurato ogni altra notizia (tipo, che so, che tutti i soldi 'anticrisi' vanno ai soliti noti, cioè il 2% delle aziende italiane).

L'adozione obbligatoria della PEC sarà ovviamente cosa UTILISSSSIMA per l'Italia e benvenuta da tutti, specie in un momento di crisi in cui non ci sono i soldi nemmeno per piangere: sarà bellissimo doverne spendere ulteriormente per integrare la PEC nei sistemi di aziende e PA, senza nemmeno tra l'altro avere il tempo di valutare bene gli aspetti tecnici, llimpatto su organizzazione del lavoro e sistemi esistenti e le potenzialità eventuali di questo nuovo metodo di comunicazione "certificata".


(per maggiori dettagli, informazioni, considerazioni e denunce dello stato italiesco agli organi competenti EU, vedi: http://www.altalex.com/index.php?idnot=43921 )

lunedì 26 gennaio 2009

Spese pazze!

Domenica 25 gennaio, sera. Sono dai miei genitori, il che significa che sono "tivùdotato". Girando un po' per i canali, mi capita di ascoltare un servizio del TG1 dove un sedicente giornalista descriveva la nuova capitale del lusso a basso costo: Londra.

Verissimo: con le "bellissime" manovre di svalutazione competitiva della sterlina, l'UK sta tentando di avvantaggiarsi sugli altri partner europei (mi ricordo ancora i nomi che davano all'Italia, quando eravamo noi a fare le svalutazioni competitive...). L'effetto collaterale è che qualunque cosa prezzata in sterline, rispetto a non tanti mesi fa, costa per chi paga in Euro il 30% in meno e passa.

Fin qui nulla da dire. Ma cosa dice il nostro POTENTE giornalista, di cui purtroppo non ho fatto in tempo a notare il nome? Che un sacco di persone da Francia e Germania stanno venendo in Inghilterra a fare "shopping", e che comprano soprattutto automobili, visto che "una Jaguar qui costa l'equivalente di 60.000 euro".

Automobili?

Tizio, dalle immagini che passavano eri li a Londra. Ammesso che non fosse un filmato "con effetti speciali" dovresti aver notato una cosa: in Inghilterra si guida dalla parte sbagliata.
La tua bella Jaguar, quando te la riporti in Francia e Germania, si trova a guidare col volante dalla parte interna della strada.

Prezzo di una Jaguar UK: 60.000€. Fare un frontale con un TIR durante un sorpasso alla cieca, non ha prezzo.

giovedì 18 dicembre 2008

Balle astronomiche...

Ho trovato un articolo di ESTREMA simpatia sul numero di oggi di Il Bologna, del gruppo EPolis.
Il Bologna (che è Free Press 'seria') ha in genere una media di vaccate più bassa della stampa 'vera', ma oggi una articolista (Valentina Lo Bianco) si esibisce con un "bellissimo" articolo sui risultati di una ricerca portata a termine (tra gli altri) da due giovani astronome italiane.

Cito parte dell'articolo perché Il Bologna si può scaricare in PDF dal loro sito ma non ha pagine linkabili:

La ricerca italiana nonostante tutto. Nonostante i tagli, le riforme e le “Onde” in piazza. Due giovani scienziate, Violette Impellizzeri e la cagliaritana Paola Castangia hanno scoperto la sorgente d’acqua più antica del cosmo mai osservata: ha 11 miliardi di anni e il ritrovamento potrebbe aprire nuove frontiere sulle tesi che ruotano attorno all origine dell Universo. Questa è una di quelle storie che, anche se solo per un poco, allontana lo spettro della fuga oltre confine delle nostre giovani menti.

Bellissima notizia no? Peccato che per interesse personale sia abbonato ai feed di SpaceDaily e già stamattina mi era capitato di leggere quanto segue:

A research group led by graduate student Violette Impellizzeri from the Max Planck Institute for Radio Astronomy has used the 100 m Effelsberg radio telescope to detect water at the greatest distance from Earth so far. (articolo completo)
Hmmmm! Già per fortuna che i giovani talenti non fuggono all'estero eh signor(in)a Lo Bianco?

Ma visto che si tratta di un sito di chiara impostazione anglosassone, di sicuro in fondo saranno citati in dettaglio anche gli istituti coinvolti e i finanziamenti no? Ho controllato, non si sa mai:

The research team comprises Violette Impellizzeri as lead author, John McKean and Alan Roy, all from MPIfR's Very Long Baseline Interferometry Research group and Paola Castangia from Cagliari Observatory in Italy who had a scholarship at MPIfR when this research was done.

Come dire: non solo Violette Impellizzeri non stava lavorando in Italia allora (il MPIfR è il Max Planck for Radioastronomy) ma pure Paola Castangia che pure è dell'Osservatorio di Cagliari allora stava lavorando con una borsa di studio del Max Planck. Come dire, non con soldi italiani.

E ovviamente cosa sta facendo ora Violette Impellizzeri?

Violetta pursued the project as part of her PhD thesis and is now a postdoc at the National Radio Astronomy Observatory in Charlottesville/USA.

L'articolo de Il Bologna prosegue spiegando un po' meglio le cose, e parlando di un programma "Master & Back" che a quanto dicono finanziava Paola
Castangia: il programma permette di completare un master all'estero e poi tornare in Italia. Mi sembra però quantomeno strano che SpaceDaily (che in genere cita le fonti direttamente) non parli di questo programma ma citi primariamente la borsa di studio del Max Planck. Se anche tutti e due avessero ragione (e la borsa di studio fosse cofinanziata) saremmo comunque in una situazione in cui 2 italiane, pagate con soldi stranieri per la maggior parte, hanno fatto una scoperta usando installazioni scientifiche straniere. Una poi è tornata in Italia, l'altra no.

Signor(in)a Lo Bianco, capisco che lei voleva attirare l'attenzione su un articolo interessante, un po' controcorrente e magari tirarci pure un po' su il morale, ma la prossima volta lasci perdere e veda di evitare di prenderci così clamorosamente per il Q...

martedì 16 dicembre 2008

PD, IdV e elezioni in Abruzzo

Il Corriere della Sera di oggi ha un bell'articolo in cui riprende Europa, il "quotidiano del partito democratico" (che non sa cos'è un URL e quindi non è direttamente linkabile, lo trovate a www.europaquotidiano.it) che titola «Ora il Pd si liberi di Di Pietro». Titoli e commenti simili ci sono ovviamente su tutta la stampa, sia perché riportano discorsi di politici (Berlusconi in testa) sia perché pubblicano "analisi originali" tutte più o meno uguali: "Il PD deve scaricare Italia dei Valori perché sta perdendo voti a vantaggio di questi ultimi".

Fatemi capire quindi: secondo voi gli elettori del PD stanno votando IdV perché il PD è alleato con IdV? E non, dico per caso, solo per ipotesi, come una dimostrazione matematica per assurdo, perché che la politica del PD non soddisfa gli elettori mentre quella di IdV sì?

Per amore di cronaca (che se no faccio il "buhaiolo" come tutti gli altri giornali) l'articolo di "Europa" riporta anche opinioni decisamente meno cerebrolese, anche se un tantino ovvie, di d'Alema e Veltroni. Il primo dice che "Quando la metà degli elettori non va a votare, è un problema per tutti", sicuramente vero. Ma anche quando gli ultimi consigli regionali finiscono indagati per la stessa cosa è un problema per tutti, caro d'Alema. E non trovo molto strano che la gente vi mandi a quel paese in maniera bipartisan.
Apprezzo invece molto l'affermazione di Veltroni che dice «Dobbiamo fare di più sulla questione etica. Dobbiamo essere sereni con noi stessi e con gli altri (...) meglio pagare un prezzo elettorale subito ma garantire un futuro al partito» principalmente perché indica che qualche neurone funzionante forse ce l'ha ancora...

Non è comunque un grosso problema: se il PD farà proprie queste posizioni, alle prossime elezioni PD e IdV correranno separati. Non è detto però, come sperano sicuramente Berlusconi e soci, che questo significhi automaticamente una opposizione divisa in due e senza possibilità di vittoria: insieme a IdV potrebbe andare "qualche altro soggetto" e la cosa potrebbe avere conseguenze molto interessanti.

mercoledì 10 dicembre 2008

BOT, punti base e spudorati mentitori

La settimana scorsa diversi quotidiani sono usciti ("a edicole unificate", come dice Marco Travaglio) con un bell'articolone che riportava le parole del Ministro Tremonti a Porta a Porta sulla situazione dei titoli di stato italiani.

Mi è capitato di leggere il Resto del Carlino, che evidentemente non si fa indicizzare da Google, ma si trova anche di meglio su Il Giornale: http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=311823

Secondo questi sedicenti esperti di finanza, è un gran affare comprare i nostri BOT, perché valgono di più di quelli tedeschi. Ma certo. E non gli viene il dubbio che un motivo ci sia dietro questa maggior valutazione?

Cito dall'articolo, spettacolarmente intitolato "Ecco perché puntare sui nostri bond":

"La questione è semplice. Un’obbligazione (di Stato o meno) è composta di tre elementi: prezzo, rendimento e rischio. Il prezzo è il capitale che noi prestiamo a chi ci vende l’obbligazione. Il rendimento è il tasso d’interesse che noi accettiamo di ricevere a fronte del rischio di non rivedere quel capitale in caso di fallimento del nostro venditore."

Fin qui quasi tutto bene. Sarebbe bello spiegare che il rendimento cambia a fronte di quanto i mercati considerano "rischioso" l'investimento... ma ovviamente poi non potrebbero scrivere:

"Il rischio di non riaverlo è uno solo: la bancarotta del Paese. E Tremonti, ieri, non ha fatto altro che ricordare che il rischio di fallimento dello Stato Italiano è ben bassino.
In ogni caso non è certo maggiore di quello della Germania: Berlino ha sì un Pil maggiore del nostro (2.530 miliardi contro 1.580), dei tassi di crescita migliori, e un debito pressoché uguale (ancorché minore rispetto al Pil: 65% contro il 105%). Ma non c’è nessuna ragione per pensare che abbia meno probabilità di fallire."

Caro il mio Marcello Zacché, Tremonti ha un bel da dire che l'Italia non può fallire, ma quei 140 punti base, quella differenza dell'1,4% che l'Italia, cioè Tremonti stesso ritiene di dover pagare in più a chi compra i suoi Bond per far si che questi li comprino al posto di quelli tedeschi, rappresenta proprio la probabilità che ha l'Italia ha in più di fallire rispetto alla Germania: l'1,4 su 3,025 sono il 46,28% in più rispetto alla Germania. E buona parte di quel rischio viene dal fatto che mentre la Germania ha la possibilità di aumentare le tasse per coprire bisogni contingenti causati dalla crisi, NOI NO: l'Italia già si mangia più del 100% del proprio prodotto interno lordo annuale, in pratica ogni anno tramite le tasse viene mangiato un 5% dei risparmi degli anni prima. Se qualcosa va male, i soldi per salvare le banche o le grandi aziende NON li abbiamo se non prendendoli a qualche altro capitolo di spesa. Che è appunto quello che stanno facendo con le "riforme" di scuola, università e forze di sicurezza. Ops.

Ora possiamo dire tante cose, che le agenzie di rating ultimamente non hanno dato grandi prove di se, che tanto comunque la possibilità che la Germania fallisca è zero e quindi la nostra è poco più di zero, che quella differenza è più che sufficiente a coprire il rischio, eccetera. Tutto vero.

Ma di fronte a una simile differenza di rendimenti, dovuta in buona parte al RISCHIO DI NON RIVEDERE I PROPRI SOLDI di cui si parlava nell'articolo, dire che "è un gran affare e non ci sono problemi" mi ricorda moltissimo quel che dicevano i venditori dei bond Parmalat e dei bond argentini o meglio ancora quel che si leggeva sui giornali il 15 settembre 1992 quando Giuliano Amato diceva che "lo SME è solidissimo e non ci sono pericoli per la Lira"... e il giorno dopo svalutava del 25% la nostra valuta.